Pubblicata la bozza della Legge di Bilancio 2026 che, per quanto riguarda il credito d’imposta 4.0 e 5.0., prevede l’introduzione dell’iperammortamento.

Legge di Bilancio 2026: Nuovo Iperammortamento

Dal periodo d’imposta 2026 il tradizionale schema dei crediti d’imposta 4.0 e 5.0 verrà sostituito da un meccanismo di maggiorazione delle quote di ammortamento (iperammortamento). La misura è prevista nella bozza della Legge di Bilancio 2026 approvata dal Governo, che reintroduce una deduzione extracontabile rafforzata per gli investimenti in beni strumentali 4.0 e, con premialità dedicate, per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica.

L’impianto normativo, destinato alla conversione parlamentare, fa esplicito riferimento al superamento dei precedenti crediti d’imposta e al riordino degli incentivi in un unico quadro 2026.

Il perimetro oggettivo ricomprende beni materiali e immateriali riconducibili agli Allegati A e B della legge 232/2016, nonché gli investimenti in sistemi per la generazione da fonti rinnovabili destinati all’autoconsumo (inclusi, secondo le ricostruzioni specialistiche, impianti fotovoltaici e storage), segnando un punto di continuità con le logiche di interconnessione e digitalizzazione tipiche del paradigma 4.0.

Sul piano numerico, le aliquote 2026 opereranno come maggiorazione del costo fiscalmente ammortizzabile con tre scaglioni progressivi: più 180% per la quota di investimento fino a 2,5 milioni di euro, più 100% per la parte compresa tra 2,5 e 10 milioni, più 50% per la fascia tra 10 e 20 milioni. Considerando un’aliquota IRES pari al 24%, il beneficio effettivo massimo sul primo scaglione equivale a circa il 43,2% del costo (24% applicato alla maggiorazione del 180%), fermo restando che l’agevolazione rileva ai soli fini delle imposte sui redditi e non ai fini IRAP.

È inoltre prevista una premialità “green” legata alla riduzione dei consumi energetici: le ricostruzioni più accreditate indicano soglie pari ad almeno il 3% sul sito produttivo o al 5% sui processi interessati, con conseguente incremento delle maggiorazioni fino a più 220% per la fascia fino a 2,5 milioni, più 140% per la parte tra 2,5 e 10 milioni e più 90% tra 10 e 20 milioni. Tale struttura introduce una leva selettiva che premia gli investimenti ad alto impatto di efficientamento, riallineando la politica industriale alle finalità della doppia transizione digitale-energetica.

La finestra temporale di effettuazione è concentrata sull’anno solare 2026, con la possibilità di consegna “a lungo termine” entro il 30 giugno 2027, a condizione che entro il 31 dicembre 2026 risultino ordine accettato e versamento di acconti almeno pari al 20% del corrispettivo. Questa clausola di prenotazione consente la programmazione degli investimenti con tempi industriali coerenti, senza perdere il diritto alla maggiorazione.

Per le imprese che hanno pianificato investimenti entro il 2025 resta aperta l’ultima finestra del credito d’imposta “Beni strumentali 4.0” in corso di esaurimento: è infatti ammessa la consegna fino al 30 giugno 2026 a fronte di ordine accettato e acconto del 20% entro il 31 dicembre 2025, secondo la disciplina ministeriale tuttora vigente. In tale cornice l’aliquota per i beni materiali 4.0 è pari al 20% fino a 2,5 milioni di euro, con utilizzo in compensazione F24 in tre quote annuali; si tratta tuttavia di un regime in uscita, destinato ad essere rimpiazzato dalla maggiorazione 2026.

Sotto il profilo operativo, la misura 2026 mantiene la logica di conformità ai requisiti 4.0, centrati sull’interconnessione ai sistemi aziendali e sulla rispondenza agli Allegati A e B. La prassi consolidata richiede asseverazioni tecniche idonee a comprovare caratteristiche e interconnessione del bene; in coerenza con le precedenti stagioni agevolative, la documentazione tecnica e le perizie potranno essere decisive in sede di controllo, tenuto conto che la maggiorazione è una deduzione pluriennale e richiede mantenimento dei requisiti lungo tutto l’arco di fruizione. Le analisi dottrinali sul DDL confermano questa impostazione di continuità, anche per gli scenari particolari come i beni costruiti in economia.

Un capitolo separato è previsto per il primario: parallelamente al ritorno dell’iper-ammortamento, la bozza di manovra introduce un credito d’imposta settoriale per agricoltura, pesca e acquacoltura pari al 40% per investimenti 4.0, con tetti e condizioni specifiche. La soluzione disegna una corsia dedicata alle imprese del comparto, distinta dalla maggiorazione generalista che si applica ai titolari di reddito d’impresa degli altri settori.

Nel complesso, le “aliquote 2026” dell’industria 4.0 non sono più percentuali di credito ma maggiorazioni del costo ammortizzabile: più 180% sino a 2,5 milioni, più 100% tra 2,5 e 10 milioni e più 50% tra 10 e 20 milioni, con premialità energetiche che spingono fino a più 220%, più 140% e più 90% al raggiungimento di target misurabili di risparmio. Per le imprese che stanno chiudendo ordini 2025 rimane la coda del credito d’imposta con consegna entro il 30 giugno 2026, mentre per chi pianifica nuovi capex la traiettoria 2026 invita a impostare progetti interconnessi e, ove possibile, orientati all’efficientamento per massimizzare il vantaggio fiscale nel medio periodo.

Nota editoriale. Il testo fa riferimento alla bozza del DDL di Bilancio 2026 pubblicata dal Consiglio dei Ministri, le regole definitive matureranno con la legge di conversione.

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