Quando e perché conviene delegare ad un amministratore delegato la gestione dell’azienda.

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E’ da sempre buona norma che le società di capitali, in mancanza di responsabilità illimitata dei soci, mettano in atto una gestione improntata alla trasparenza e alla correttezza dell’attività sociale.

Depositari di questo compito sono gli amministratori della società, in quanto sono da una parte i soggetti più informati sulla vita dell’impresa e, dall’altra, sono direttamente responsabili della gestione dell’attività imprenditoriale.

Conseguenza di questi oneri è la responsabilità diretta in caso di cattiva gestione dell’impresa, sia per quanto riguarda gli obblighi generali di conduzione della società che per quanto attiene a obblighi specifici imposti dall’imprenditore stesso. Abbiamo dunque una legislazione che tende a punire chi materialmente realizza un danno all’interesse della società e che tutela imprenditore e risparmiatori che hanno investito nell’impresa.

Nonostante ciò, specie nella piccola e media impresa italiana, prevalentemente a conduzione familiare, l’imprenditore tende a ricoprire anche la figura dell’amministratore, in una struttura organizzativa improntata alla supervisione diretta e al controllo gerarchico. Questo è dovuto da una parte alla mancanza in Italia di una forte cultura aziendale, dall’altro dalla volontà di seguire da vicino i passi della propria “creatura”.

Opinione ricorrente tra gli economisti è che questo comportamento sia da considerare un errore per diverse ragioni: innanzitutto in questo modo l’imprenditore si accolla anche le responsabilità dell’amministratore, responsabilità che normalmente non gli competono dovendo egli rispondere solo del patrimonio investito.

In secondo luogo l’imprenditore perde tempo prezioso in attività di ordinaria amministrazione, a discapito di attività più critiche per la società e del proprio tempo libero.

In terza istanza l’imprenditore si trova ad operare su aree molto tecniche (si pensi solo al diritto e alla finanza) dove sarebbe più conveniente si cimentasse un professionista del settore, più avvezzo a certi meccanismi. 

Per questo è consigliabile, anche per le piccole e medie imprese, rivolgersi ad un amministratore terzo per quel che riguarda la gestione ordinaria della società: questo da una parte solleverà l’imprenditore da compiti gravosi e routinari, garantirà la massima professionalità nell’espletamento della funzione amministrativa e, soprattutto, alleggerirà il conferente di capitale di rischio dalla responsabilità di eventuali errori di gestione. 

Una serie di vantaggi a cui comunque risulta difficile rinunciare, in quanto molti imprenditori non possono fare a meno di seguire passo passo ciò che hanno realizzato con anni di duro lavoro. Ma ad una visione più approfondita non si tratta di abbandonare la gestione della società, in cui si potrà continuare ad esercitare un ruolo chiave, si tratta piuttosto di affidare i compiti meno problematici a chi comunque, gravato dai vincoli dell’imprenditore e dagli obblighi di legge nel seguire l’interesse sociale, non potrà che svolgere il lavoro al meglio della propria professionalità. Contemporaneamente questo affido permetterà, a chi detiene l’impresa, maggior tempo libero da dedicare ad altre attività lavorative, allo svago o alla famiglia, con conseguente aumento del benessere personale e di rendimento dell’azienda di famiglia.
     
Articolo a cura di Ivan Ortenzi
Amm.tore delegato di Mamy’s SpA

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