Il bilancio di esercizio e la nota integrativa devono fornire la situazione patrimoniale e finanziaria della società, oltre al risultato economico dell’esercizio. In evidenza le caratteristiche e il ruolo del rendiconto finanziario.


Sommario:

1) Generalità sul rendiconto finanziario
2) Il ruolo del rendiconto finanziario
3) Le tipologie di rendiconto finanziario
4) Caratteristiche del rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto
5) Le fasi di redazione del rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto
6) La determinazione del C.C.N.
7) Un esempio di calcolo


1) Generalità sul rendiconto finanziario
Il bilancio di esercizio va redatto in modo chiaro e deve illustrare con veridicità e correttezza la situazione patrimoniale e quella finanziaria della società, oltre al risultato economico dell’esercizio.
E’ evidente che lo stato patrimoniale e il conto economico non sono strumenti contabili idonei a fornire informazioni finanziarie sulle condizioni della società, mentre tale compito può essere assolto in maniera adeguata dal rendiconto finanziario.
Si ricorda che il principio contabile n.12 sostiene che:
–  la nota integrativa deve esporre le variazioni nei componenti attivi e passivi del patrimonio aziendale avvenute nell’esercizio in modo da riassumere le fonti di finanziamento e i relativi impieghi sottoforma di prospetto nel rendiconto finanziario;
–  il rendiconto finanziario, detto anche prospetto delle variazioni avvenute nell’esercizio nella situazione patrimoniale – finanziaria o ancora prospetto delle fonti e degli impieghi delle risorse finanziarie, va compreso nella nota integrativa;
–  le risorse finanziarie da evidenziare nel rendiconto consistono nelle disponibilità liquide esistenti in cassa e presso banche o poste (liquidità) e il capitale circolante netto o attività nette a breve (eccedenza delle attività a breve o correnti sulle passività a breve o correnti).

2) Il ruolo del rendiconto finanziario
Il rendiconto finanziario informa:
–  sui mezzi finanziari da autofinanziamento e da finanziamenti esterni;
–  sulle variazioni che hanno interessato il fondo oggetto di studio e, quindi, a seconda del rendiconto elaborato, sul capitale circolante netto, sulla liquidità o altro;
–  sull’attività di investimento dell’impresa;
–  sulla correlazione tra fonti di finanziamento e investimenti;
–  sui cambiamenti intervenuti nel corso dell’esercizio nella situazione finanziaria dell’impresa.

3) Le tipologie di rendiconto finanziario
I tipi di rendiconto di maggior rilevanza ai fini dell’esame dello stato finanziario aziendale sono pertanto:
–  il rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto (working capitale statement);
–  il rendiconto delle variazioni di liquidità o rendiconto delle variazioni di cassa e tesoreria.
Il rendiconto finanziario delle fonti e degli impieghi rappresenta l’insieme dei flussi finanziari che ha contraddistinto in un arco di tempo un determinato fondo.
Per gli analisti interni ed esterni all’azienda, rappresenta uno strumento di informazione supplementare, che integra lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico e mette in luce la variazioni che hanno interessato un valore o un insieme di valori di natura patrimoniale in un determinato arco di tempo nonché le cause elementari di tali variazioni.
Infatti, attraverso differenti combinazioni delle le voci elementari dello Stato Patrimoniale, si ottengono vari tipi di fondo e diventa quindi possibile esaminare i flussi che li hanno interessati utilizzando lo strumento del rendiconto finanziario.
Si hanno così tante tipologie di rendiconto quanti sono i fondi individuabili secondo la procedura descritta.
Il rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto:
–  considera il capitale circolante netto (C.C.N.) e quindi la differenza tra le poste elementari attive e passive di breve termine;
–  è la configurazione di rendiconto più diffusa ed avallata sia dalla prassi che dalla giurisprudenza;
–  studia i flussi di fonti ed impieghi che movimentano i fondi elementari (cassa, banca, crediti verso clienti, debiti verso fornitori, etc.) che costituiscono il fondo complesso del capitale circolante netto;
–  è formato da tre categorie di variazioni: le variazioni dell’attivo e del passivo che hanno interessato il C.C.N., quelle intervenute nelle singole voci che compongono il C.C.N. e quelle dell’attivo e del passivo che non hanno coinvolto il C.C.N..
Il rendiconto delle variazioni di liquidità:
–  costituisce la differenza tra i conti che esprimono la liquidità aziendale ed il solo saldo negativo con le banche (scoperto di conto corrente);
–  analizza un fondo di ampiezza più limitata, rispetto al rendiconto delle variazioni di C.C.N.;
–  mira a determinare le variazioni di liquidità che si sono verificate in un determinato periodo di tempo;
–  rispetto agli altri tipi di rendiconto, comporta il vantaggio di analizzare i flussi che si sono verificati in un fondo complesso, formato solamente da poste elementari certe e quindi non suscettibili di valutazione discrezionale da parte dell’organo gestorio; ne deriva che i flussi positivi o negativi avvenuti nel fondo considerato sono certi ed è possibile quantificare in modo esatto le cause che hanno modificato la liquidità aziendale nel periodo preso a riferimento.

4) Caratteristiche del rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto
Il rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto si propone di evidenziare i flussi che hanno interessato il fondo di riferimento e quindi mette in luce l’entità del C.C.N. sia in entrata sia in uscita.
E’ ovvio che il valore del fondo complesso varia se varia il valore dei fondi elementari che lo compongono.
Con le scritture contabili in partita doppia, che consentono di registrare le movimentazioni dei fondi elementari , è possibile registrare i fatti aziendali rilevanti ai fini patrimoniali e reddituali .
Considerato che le scritture contabili utilizzano dei conti che trovano accoglimento nello Stato Patrimoniale e nel Conto Economico, è proprio in questi due ultimi prospetti che sono esposti riassuntivamente i movimenti contabili dell’esercizio.
Pertanto, chi redige il rendiconto finanziario ha il compito di identificare e isolare le scritture contabili che hanno coinvolto i fondi elementari , che partecipano alla formazione del C.C.N. da quelle che non presentano tale caratteristica: si tratta di un lavoro a ritroso rispetto a quello di formazione del bilancio d’esercizio in quanto si utilizzano lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico per riandare alle scritture contabili che li hanno originati.

5) Le fasi di redazione del rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto
La redazione del rendiconto delle variazioni del capitale circolante netto passa attraverso tre fasi:
–  prima fase: lo Stato Patrimoniale di inizio e quello di fine periodo sono riclassificati secondo il criterio della riclassificazione finanziaria;
–  seconda fase: attraverso gli Stati Patrimoniali riclassificati e il Conto Economico, si individuano le scritture contabili che hanno registrato fatti aziendali modificativi del C.C.N. utilizzando uno specifico strumento contabile denominato foglio di lavoro; si noti che in questa fase i prospetti che meglio si prestano ad essere utilizzati sono quello di Conto Economico previsto dalla IV direttiva CEE e quello riclassificato a valore aggiunto; in questa fase occorre distinguere le variazioni finanziarie (che determinano una variazione del C.C.N.) da quelle non finanziarie (che lascino invariato il C.C.N.).
–  terza fase: si compila il rendiconto finanziario.

6) La determinazione del C.C.N.
Lo schema di Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio di liquidità-esigibilità delle poste può essere rappresentato nel modo seguente:

Stato Patrimoniale riclassificato

Attivo immobilizzato Capitale netto
Utile

C.C.N.

Passivo consolidato

Si evidenzia che se il C.C.N. è positivo, l’attivo corrente è superiore al passivo corrente; viceversa, se è negativo, il valore del passivo corrente è superiore a quello dell’attivo corrente.
Il C.C.N. è un valore non immediatamente visibile a bilancio in quanto si determina come differenza tra l’attivo corrente e il passivo corrente dallo schema di Stato Patrimoniale seguente:

Stato Patrimoniale riclassificato

Attivo immobilizzato Capitale netto
Passivo consolidato

Attivo corrente

Passivo corrente

Il C.C.N. si ottiene con la procedura che segue:

C.C.N. =  + Att. a breve term. esigib. entro 12 mesi 

                 – Pass. a breve term. rimbors. entro 12 mesi 

Si noti che tra le varie voci che compongono il Capitale netto si esplicita l’utile d’esercizio. Il C.C.N. è una grandezza che nelle aziende in normale funzionamento varia molto spesso. Infatti, molte operazioni contabili rilevate contabilmente ogni giorno concernono conti dell’attivo corrente o del passivo corrente. Dato che il C.C.N., è la differenza tra l’attivo corrente e il passivo corrente, l’aumento di valore di un conto dell’attivo corrente ovvero la diminuzione di valore di un conto del passivo corrente origina un aumento del valore del C.C.N., mentre, al contrario, la diminuzione di un conto dell’attivo corrente ovvero l’aumento d un conto del passivo corrente causa una diminuzione del valore del C.C.N. La variazione che il C.C.N. ha avuto in un determinato periodo è calcolata con la seguente formula:

Variazione del C.C.N. = C.C.N. finale – C.C.N. iniziale

7) Un esempio di calcolo.
Il 23/3/2004 l’azienda Silvestri s.p.a. vende merci per euro 100.000 + IVA 20%, pagamento a 30 giorni data fattura.

Contabilmente si effettua la seguente rilevazione:
23/3/2004
CLIENTI                                         120.000,00
MERCI C/VENDITE                                         100.000,00 
IVA C/VENDITE                                                 20.000,00

L’operazione ha generato le seguenti variazioni al C.C.N.:
-una variazione in aumento di un conto dell’attivo corrente (Clienti);
-una variazione in aumento di un conto del passivo corrente (IVA c/vendite).

Applicando la formula prevista per il calcolo del C.C.N., si ottiene:
C.C.N. = Attivo corrente – Passivo corrente
C.C.N. = 120.000,00 – 20.000,00 = 100.000,00
La variazione del C.C.N. è di euro 100.000,00.

Articolo scritto dalla Dott.ssa Roberta Braga
info@studiobraga.com – www.studiobraga.com

Sottocategoria:  Contabilità-e-bilancio- Spa- Srl- Sapa- Amministratori-e-sindaci-